Auspico che il Governo si orienti verso la esenzione di alcune categorie di lavoratori dall’incremento a 67 anni dell’età per poter andare in pensione. Riservare lo stesso trattamento a chi svolge un lavoro d’ufficio e a chi, ad esempio, lavora in una miniera o è impegnato nel settore edilizio è semplicemente ingiusto. Molti di coloro che svolgono lavori usuranti già oggi possono aderire all’Ape Social per accedere alla pensione. Auspico, tuttavia, che quanto dispone la legge Fornero in materia di adeguamento dell’eta pensionabile alle aspettative di vita non venga applicato a chi svolge lavori particolarmente gravosi. Sono certo che il Governo, che su questo tema ha dimostrato una sensibilità particolare, vorrà trovare un’intesa con le forze sindacali impegnate nel tavolo tecnico di confronto appositamente convocato.
Pensioni: giusto esentare i lavori più usuranti dall'adeguamento della legge Fornero
L'obiettivo è il lavoro per tutti, non un irrealizzabile e dannoso assistenzialismo
Il jobs act funziona ed è quello che volevamo: più lavoro per i nostri giovani e non un dannoso e irrealizzabile reddito di cittadinanza che esiste solo nelle favole di chi vuole prendere in giro gli italiani. I dati dell’Istat sono incontrovertibili: ad aprile il tasso di disoccupazione scende all’11,1%, gli occupati crescono di 94mila unità rispetto a marzo e di 277mila unità rispetto ad aprile del 2016. Al contempo, la CNA con il suo osservatorio ha rilevato un aumento dell’1,5% nel numero degli occupati delle micro e piccole imprese rispetto a marzo 2017. Su base annua l’incremento è, invece, del 3,4%, la variazione più alta nell’ultimo anno.”
Voucher, approvato mio ordine del giorno: il Governo dovrà adeguare la nuova normativa alle specificità dei vari settori produttivi, in particolare quello agricolo
Il Governo adotterà una nuova disciplina del lavoro accessorio che dovrà essere adeguata alle specificità dei vari settori produttivi, in particolare quello agricolo. E’ quanto prevede un mio ordine del giorno, approvato stamani dalla Camera dei Deputati dopo che il Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Luigi Bobba, ha espresso il via libera del Governo.
Taglio ai fondi per i disabili e per le politiche sociali, Governo riveda le decisioni della conferenza Stato - Regioni
Le politiche di contenimento della spesa pubblica non possono prevedere tagli al Fondo per le persone non autosufficienti né una diminuzione delle risorse destinate alle politiche sociali. Il contributo che le Regioni e gli enti locali devono dare all’equilibrio di bilancio non deve ripercuotersi sulle fasce sociali più deboli della popolazione.
Famiglie: basta interventi una tantum, ora politiche strutturali per sostenerle
I dati diffusi dall’Istat sulla natalità sono tanto preoccupanti da costituire una vera e propria emergenza che il Governo è chiamato ad affrontare con nuove politiche di sostegno alla famiglia. È evidente che va superata la logica degli interventi ‘una tantum’ per arrivare ad una programmazione di lungo corso, che preveda un sostengo strutturale alle famiglie italiane.
Lavoro: formazione e incentivi per sostenere l'occupazione giovanile
I dati diffusi stamani dall’Istat evidenziano che i posti di lavoro crescono su base annua, ma non per la fascia di età che va dai 15 ai 24 anni. Il Governo deve porsi il problema di cosa migliorare nelle politiche di sostegno all’occupazione giovanile, in termini di incentivi alle imprese, di nuovi investimenti, specie al Sud, e di sostegno alla formazione dei nostri ragazzi. Chi oggi grida al fallimento del Jobs Act sostiene il falso: dal mese di febbraio del 2014 a dicembre del 2016 l’occupazione è aumentata, infatti, di 602mila unità. Un dato, questo, che dimostra quanto fosse necessaria la riforma del mondo del lavoro voluta dal Presidente Renzi. Va sottolineato, inoltre, il dato particolarmente elevato di lavoratori assunti con contratti stabili.
Migranti: sbagliato inserire tante persone in un'unica struttura. Occorre un modello di integrazione improntato all'equilibrio
Quanto è accaduto a Cona dimostra in maniera tangibile che l’accoglienza basata sulla concentrazione di tante persone in un’unica struttura è sbagliata. Abbiamo bisogno, invece, di un modello di integrazione improntato all’equilibrio, che favorisca la dislocazione sul territorio di piccoli gruppi di persone. E’ evidente che ciò richieda una comune assunzione di responsabilità, innanzitutto da parte di quelle istituzioni europee che non possono lasciare l’Italia da sola a gestire il notevole flusso di migranti e profughi provenienti in particolare dal Nord Africa.